Regia Amedeo Romeo
Con Davide Lo Schiavo, Grazia Ravasi, Sara Rugarli, Francesco Sferrazza Papa, Francesca Tripaldi
Anno di produzione 2009
Metronomo è un omaggio a Samuel Beckett nato dal desiderio di far conoscere agli spettatori alcuni dei testi, definiti dramaticules, scritti in età matura,m dopo il successo ottenuto con i drammi più noti – come Aspettando Godot, Finale di partita e Giorni felici – e il conferimento, nel 1969, del premio Nobel per la letteratura.
Ciascuno dei brevissimi atti unici è indipendente dagli altri, vi si accosta solo per analogia di temi e situazioni, senza inserirsi in una struttura narrativa. Questa scelta di non-narrazione è sembrata consona al percorso di scarnificazione del testo compiuto da Beckett. Neanche i singoli drammi sono caratterizzati da uno sviluppo immediatamente leggibile secondo i criteri tradizionali del racconto, ma riflettono piuttosto la complessità della condizione umana, il fardello dell’incomunicabilità e lo sguardo lucido e ironico della disperazione (intendendo per disperato l’uomo libero dalla schiavitù della speranza).
Cosa Dove si conclude con la battuta “Trovi un senso chi può”. Beckett ci sfida a trovare un senso, sapendo che non ci riusciremo, perché non esiste alcun senso, nella vita come nel teatro. E allora non resta che immergersi nel flusso di parole e risalirne la corrente fino alla sorgente, aggrappandosi alla forma della parola piuttosto che al significato del discorso, fino all’origine del linguaggio, alla preistoria del pensiero, prima della nascita della logica.
Beckett non è solo lo scrittore dell’assurdo e dell’angoscia, è un maestro di misura e di coraggio, persino di amore assoluto, dove l’amore è quell’intervallo in cui si persegue all’infinito l’indagine sul mondo. L’amore è quando possiamo dire che si possiede il cielo, mentre il cielo non possiede nulla.